Piero Angela: addio e omaggio da una signorina “nessuno”

Piero Angela: addio e omaggio da una signorina “nessuno”

Piero Angela è partito, sabato scorso, per uno dei suoi viaggi più importanti. Questa volta si tratta di uno speciale, un servizio che proprio non ammette cameramen, fonici, direttori della fotografia e altri autori. Su questo “volo”, lui è l’unico passeggero. È solo, come molto spesso accade a chi ha la conoscenza come amante e la curiosità come madre. Parafrasando Battiato: “Le aquile non volano a stormi”.  

Detesto personalmente l’egocentrismo del dolore tanto quello che nasce dal narcisismo, ma proprio non si poteva non esprimersi su Piero Angela. E anche una signorina “nessuno” come la sottoscritta, che ricorda bene le serate da quattro e “cinquenne” incollata al televisore per guardare Quark, sente il bisogno di osare un addio e un omaggio. Più pareri e sentimenti personali, meno dati biografico-professionali. Per quelli ci sono le enciclopedie di carta e di bit.

Piero Angela: 70 anni di carriera e di onorata curiosità del mondo

Non è facile parlare di Piero Angela, non è mai semplice spiegare a parole il senso di infinita ammirazione nei confronti di un viaggiatore del tempo e nel tempo. 70 anni di carriera. Ma lasciamo perdere la RAI, non è questo il punto. 70 lunghi anni, che probabilmente gli sono passati in un soffio, a immergersi nello studio, a rifiutare gli studi accademici “perché gli insegnanti insegnavano male”, a leggere, a viaggiare, ad amare l’unica vera ninfa (e linfa) della libertà: la conoscenza.

Quando partiva la sigla di Quark e tu eri magari un soldo di cacio come me, sapevi subito a cosa prepararti, alle cose più difficili di tutte: il silenzio e l’ascolto. Possiamo dirlo che Piero Angela nella sua vita ha zittito orde e generazioni di bambini frignoni e potenzialmente detestabili, col solo potere dell’eloquenza? Meglio della sucette, come dicono in Francia. Raccontare la cultura. Mettere in fiaba l’arte. Ispirare cervelli, non tutti dotati, ma di sicuro, tutti messi in carica dal moto perpetuo della creatività.

“La creatività è soprattutto la capacità di porsi continuamente delle domande.”

Piero Angela

Garbo, serietà, ironia, intelligenza, creatività = utopia?

Quando si pensa a Piero Angela, sono diversi i termini che vengono in mente: garbo e quindi signorilità;

[serietà + (ironia)²] = intelligenza elevata alla massima potenza della creatività.

Potrebbe essere questa, in effetti, la formula matematica per ottenere un pilastro della cultura, come lo è (“era” non esiste) Angela. Mi pare di averlo già detto, forse in un’altra lingua, ma speriamo non si sia perso nella traduzione: essere brave persone è un valore.

“Ma cosa significa?”, dirà qualcuno. “Come si può giudicare cosa o chi è bravo e buono e chi non lo è?”. Ma, dico io, ce lo ricordiamo ancora come si riconosce una persona per bene oppure siamo tutti rincitrulliti dai nostri smartphone e dalla diffidenza (l’unica difesa da un mondo che continuamente ci lapida di qualunquismo)?

Una persona per bene è una che come Piero Angela, è generosa, condivide il suo sapere, non giudica ma analizza, non apre bocca per rispondere ma cerca di porsi e di porre delle domande, in buona sostanza, cerca di conoscere. Una brava persona non è immune da dubbi, ansie, depressioni, ma ha il coraggio di guardarsi allo specchio, di amarsi e amare malgrado tutto, ridendo persino in faccia alla morte. Angela la definiva “una gran scocciatura”. Eccola lì l’utopia: essere o trovare (che poi è la stessa cosa) qualcuno che prenda con un sorriso le cose serie e che rida seriamente delle cose più “leggere”.

Piero Angela a Che tempo che fa nel 2017 – Fonte: RAI

Non a caso ho deciso di includere questo breve video di un’ospitata di Piero a Che tempo che fa. Mi è sempre piaciuta l’ironia intelligente della Littizzetto. Mi piace meno associarla a termini come “Fabio Fazio” o “cachet di Sanremo”, ma adoro il modo in cui Angela ironizza su sé stesso e sul mondo.

Alberto saluta il papà Piero Angela: oggi i funerali in Campidoglio

Piero Angela aveva chiesto una cerimonia laica per il suo ultimo saluto e così è stato: oggi in Campidoglio, nella camera ardente allestita per l’occasione, l’Italia presente e quella dietro ad uno schermo come me, ha potuto dirgli “Arrivederci”. Quell’Italia che nella sua grande saggezza ed esperienza, aveva ben descritto negli ultimi anni come una nazione in sostanza persa. Ma questa è un’altra storia. Il figlio, Alberto Angela, ha tenuto il discorso di commiato per l’amato padre.

Per un divulgatore di tale stoffa non dev’essere facile astrarsi dalla ricerca della “perfezione” e proseguire sulla strada dell’autenticità. Del resto, siamo ciò che facciamo. Motivo per cui mi astengo dal commentare la conclusione del video. È importante però tutto il resto: la stima enorme che un figlio, che tra l’altro ha intrapreso la stessa carriera del padre, ha per il suo genitore. Una stima talmente immensa da non poterla staccare dall’immagine pubblica, forse perché Piero Angela non era né un teatrante, né il palco di un teatro, ma semplicemente il copione, ovvero la verità, l’essenza stessa della trama.

Addio a Piero Angela, il discorso del figlio Alberto – Fonte: Local Team YouTube

Perciò grazie ad Alberto che in modo condivisibile o meno ci ha regalato anche un pezzo più privato del suo papà e grazie soprattutto a Piero Angela se possiamo, nella nostra infinita e profonda ignoranza, avere ancora la speranza di poter continuare a imparare. E questo anche grazie alla sua influenza garbata e magica.

“Gli individui che incontrano il maggior successo (e non solo con le donne) solitamente sono forti dentro e cortesi fuori. È un po’ come per il pianoforte. Ricordo sempre quello che mi diceva la mia vecchia insegnante di pianoforte: per avere un buon tocco occorrono dita di acciaio in guanti di velluto… Forse anche nella vita è così.”

Piero Angela

Foto di copertina: Piero Angela – Fonte: Filippo Caranti aka Terrasque Wikimedia Commons

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