George Michael, la voce degli angeli: 5 anni senza di te

George Michael, la voce degli angeli: 5 anni senza di te

George Michael sceglieva un altro palcoscenico, il giorno di Natale del 2016. La sua ultima esibizione in vita, e l’inizio di un tour infinito fra gli angeli. Sono passati cinque anni, ma la mancanza si diverte ancora oggi a divorare il cuore. Cosa ci rimane di lui? Praticamente tutto, insieme alla fortuna di aver potuto, seppure a distanza, essere presenti al miracolo di una tale Bellezza.

“Ci sono più santi che nicchie”, scriveva Honoré de Balzac, eppure qui non vogliamo santificare nessuno, nemmeno i morti in un mondo di falsi vivi. Una persona che stimo moltissimo, mi ha detto l’altro giorno: “Noi siamo Natura: la sofferenza, come anche la morte, l’inizio come la fine, sono fatti che fanno parte della Natura”. Cercava di spiegarmi, di dare un senso alla mia rabbia e di mostrarmi cosa significhi realmente la parola “accogliere”. Accogliere il dolore, la malattia, l’amore, la ciclicità: non c’è lotta, lotteremmo contro noi stessi altrimenti, lotteremmo contro la Natura e la Natura va accolta.

Ecco che il ricordo di George Michael, nell’ennesimo Last Christmas senza di lui qui, sulla Terra, si fa prepotente e meno male, aggiungerei. La Bellezza, la voce degli angeli, per sopportare il quotidiano. No, sbaglio tutto, ancora una volta: la Bellezza per fare del quotidiano un momento irripetibile. E Dio creò l’Arte.

George Michael, I want your sex: sexy provocatore per scelta o per marketing?

È il 1987 e gli Wham! già non ci sono più, almeno come realtà discografica ufficiale (Andy Ridgeley e George Michael rimarranno per sempre grandi amici). Il nostro George, che aveva già incantato il pubblico mondiale con il singolo Careless Whisper, si lancia consapevolmente nella carriera da solista. Il primo album fu quella detonazione fuori dal comune di Faith: al suo interno, brani memorabili come lo scandaloso I want your sex, il romantico One more try, il passionale Father Figure. La sensualità di George Michael è dato certo come lo è il sorgere del Sole, un motore inarrestabile che non ti permette di staccargli gli occhi di dosso e che, al ritmo del suo pop, ti costringe al “shake your body”.

I want your sex (1987) – George Michael YouTube Official

Oltre all’esplicita I want your sex con la bellissima modella asiatica Kathy Jeung, un’altra canzone, stavolta targata Wham!, indugia sul fascino di George: parliamo di Everything She Wants, con relativo iconico video. Sembrava, insomma, che l’artista londinese di origini greche/cipriote non potesse staccarsi dalla sua immagine e da quella sua forte carica erotica. Che fosse, all’epoca, una scelta di marketing? Probabile, ma la realtà è che nonostante le depressioni, gli eccessi di droga e alcol, la natura profonda di questo artista è fuoco e melodia. Il tutto accompagnato da un controllo della voce e dei movimenti del corpo, talmente spontaneo nella sua perfezione, da fare di George Michael uno dei più grandi performers mai esistiti.

A Different Corner: la voce degli angeli  

Non è solo un bel timbro, non è soltanto un’estensione notevole a fare delle doti vocali di George Michael, un qualcosa di eterno e indimenticabile. Scusate, ma non riesco proprio a parlare al passato: la voce di George è quella degli angeli, e un esempio di ciò che mi riesce difficile esprimere a parole, è reso materia del suono dal brano A Different Corner. Nata nell’ancora duo Wham!, la canzone fu alla fine accreditata unicamente a Michael, che la portò al primo posto in classifica vincendo anche il Disco d’Oro in Gran Bretagna.

A Different Corner (1986) – George Michael YouTube Official.

La ballata pop, resa ancor più celebre dal video in cui troviamo un magico gioco cromatico fra il bianco dell’ambiente circostante e la pelle ambrata di George, è un pezzo amato dal pubblico mondiale ancora oggi. Con la solita grazia innata e senza mai forzare i decibel, l’artista londinese canta la paura d’amare, quel “se solo avessi girato un angolo diverso, non ci saremmo mai incontrati”, fino all’evidenza del “a poco a poco mi hai messo in ginocchio”. Il non accaduto (all’entrata della libreria Eyrolles) o quello che ignoriamo accadrà, cantato semplicemente, come lo è accogliere il dolore e la felicità allo stesso tempo.

George Michael, Jesus to a Child: la verità dell’amore e Freddie Mercury

♪♫ Kindness in your eyes

      I guess you heard me cry

      You smiled at me like Jesus to a child ♪♫

Chissà quando smetteremo di chiederci chi va a letto con chi… Chissà quando capiremo che i brividi carnali e le speranze di un presente, non hanno colore o sesso. È il 1996 e George Michael compone la preghiera su pentagramma che è Jesus to a Child. “Mi hai sorriso come Gesù ad un bambino”… La tenerezza, la gentilezza, Dio mio, ma cosa siamo diventati?! Valori, modi di essere, chiamateli come volete. George aveva sintetizzato in un verso cosa fosse stato l’amore della sua vita, cosa avesse fatto per lui Anselmo, stravolgendo l’ordine delle cose e dell’esistenza. Michael scrisse questo inno sofferto e consapevole a tre anni dalla morte del compagno: inutile dire che non ci fosse elaborazione del lutto che tenesse.

Jesus to a Child (1996) – George Michael YouTube Official.

Ma lo stilista brasiliano, morto per un’emorragia cerebrale causata dall’AIDS, non se n’è andato invano. Il cantante affermerà che gli aveva cambiato la vita, che il suo atteggiamento positivo gli aveva mostrato cosa potesse essere la salvezza. Un motivo in più per essere fiero di aver partecipato alla Band Aid nel 1984 e di aver ricordato l’amico Freddie Mercury nel concerto tributo del 20 aprile 1992 a Wembley. Una cover indimenticabile, quella di Somebody to Love cantata da George, il quale cesellerà con la sua voce altri pezzi memorabili, come per esempio, Miss Sarajevo degli U2 e Brian Eno, e Song to the Siren del compianto Tim Buckley.

George Michael è vivo.

“Ho raggiunto quello che ogni artista desidera: sapere che qualcuno dei suoi lavori gli sopravvivrà”.

(George Michael)

Foto di copertina – Fonte: Screenshot da Instagram.

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